2012 - Artribune Magazine #7 permalink: http://www.artribune.com/2012/08/quei-radiofonici-anni/

Quei radiofonici anni

Un cofanetto di sei CD audio più un libro in italiano e inglese. Per riportare alla luce una selezione di lavori radiofonici in competizione per il Prix Italia. Con le opere vincitrici e in concorso dai primi Anni Sessanta. Tutto il sapore della radiofonia e della musica elettronica italiane raccontato in una intervista a tre voci.

Parte considerevole del patrimonio musicale contemporaneo italiano passa per gli archivi del Prix Italia, prestigioso concorso RAI per l’arte radiofonica. Angela De Benedictis (musicologa e direttrice del comitato scientifico della Fondazione Luigi Nono di Venezia), Maria Maddalena Novati (consulente musicale della RAI a Milano e responsabile dell’Archivio di Fonologia) e Die Schachtel (etichetta discografica milanese di musica d’avanguardia ed elettronica condotta da Bruno Stucchi e Fabio Carboni) hanno unito gli sforzi, l’esperienza e la passione per raccogliere e pubblicare una selezione inedita di questo nostro tesoro artistico e musicale. Un risultato prezioso, che suscita orgoglio ma anche tanta nostalgia. Ne abbiamo parlato con i diretti interessati.
Hai curato con Maria Maddalena Novati un’impresa editoriale ambiziosa. Com’è nata l’idea?
Angela De Benedictis: Alla fine degli Anni Novanta, durante la preparazione del mio dottorato di ricerca – dedicato all’arte radiofonica italiana – ho avuto modo di approfondire e ascoltare varie opere presentate al Prix Italia. Avevo deciso all’epoca di non limitare la mia ricerca alle opere vincitrici, ma di dedicare soprattutto spazio a quell’incredibile numero di opere radiofoniche solo presentate o addirittura escluse dal prestigioso premio radiofonico. La lista che andavo compilando era sempre più ricca e sorprendente, piena di nomi e titoli che, non di rado, riconducevano a quella fucina d’invenzione e sperimentazione musicale che è stato lo Studio di Fonologia RAI di Milano.
E qui entra in gioco la seconda curatrice…
Esatto, perché l’inestimabile archivio di questo laboratorio di musica elettronica è gestito con una dedizione esemplare da Maria Maddalena Novati, che all’epoca stava conducendo ricerche pressoché parallele alle mie presso gli archivi del Prix Italia. L’idea del volume si è fatta strada da sola, a poco a poco, mentre ascoltavamo o parlavamo di alcuni “tesori” di Berio, Maderna e altri, appositamente realizzati per il Prix, che giacevano inediti negli archivi della RAI.

Oltre ai 6 CD, abbiamo un libro di 400 pagine. Un prodotto editoriale in senso stretto…

Bruno Stucchi – Fabio Carboni: Le nostre edizioni sono sempre state caratterizzate da una grande attenzione e ricerca nel design e nel packaging (da sempre curati da Bruno sotto lo pseudonimo “dinamomilano”) che non solo è molto apprezzata, ma costruisce un discorso “visivo” parallelo a quello della musica. In questo caso, dei segni manuali astratti e una grafica di grande leggerezza fanno da contrappunto al “peso specifico” (e anche reale!) del volume e del materiale pubblicato.
Stiamo ricevendo dei complimenti anche per la “confezione” editoriale, e questo ci fa ancor più piacere, in un momento in cui alla “smaterializzazione digitale” spesso corrisponde un vuoto di idee e contenuti.

Com’è stata operata a livello curatoriale la selezione delle opere?

A. D. B.: Alla fine abbiamo optato per sette opere selezionate in base a due criteri. Da una parte abbiamo privilegiato, nell’ambito di una produzione da considerare ormai storica, alcune opere “genuinamente radiofoniche”. Tranne Ages di Bruno Maderna, pubblicata in un CD ormai fuori commercio, tutte le altre opere erano inedite nella loro forma radiofonica originale da noi pubblicata. Dall’altra parte, la nostra selezione è stata intesa come un omaggio allo Studio di Fonologia di Milano: è presso questo laboratorio che furono realizzate infatti le opere di Berio, Maderna e Sciarrino edite nel nostro cofanetto, ed è sempre in questo luogo che transitarono, per una fase di messa a punto del nastro, le radioproduzioni di Rota e Castiglioni.

Il Prix Italia e lo Studio di Fonologia costituiscono per così dire lo sfondo storico e il filo conduttore del progetto. Oltre a questo, che cosa unisce per Die Schachtel la musica presentata in questa edizione?

B. S. – F. C.: Per noi rappresenta il senso di un periodo della storia Italiana in cui la RAI e la cultura più coraggiosa e intelligente erano vicinissime, al punto che nella stessa RAI lavoravano intellettuali del calibro di Eco, Leydi, Berio, Maderna… Un “momentum” che sembra essersi smarrito da tempo.
Siamo felici che la nostra piccola e coraggiosa Die Schachtel abbia – per così dire – dato a “mamma” RAI la possibilità di far riemergere tesori nascosti da anni nei suoi archivi, e renderli di nuovo disponibili per un pubblico affamato di intelligenza, molto più numeroso di quello che si pensa.

Alessandro Massobrio e Vincenzo Santarcangelo

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