Andrea Gabriele

Andrea Gabriele pubblica dal 2001 diversi album, con lo pseudonimo Tu m', poi come Mou, lips! e dal 2003 come Pirandèlo con Claudio Sinatti e Marita Cosma. Verso la fine del 2005 crea l'ensemble Symbiosis Orchestra. Lo abbiamo intervistato...

Symbiosis Orchestra è un concerto, una realtà variabile costituita da un ensemble di strumenti acustici ed elettronici, proiezioni ed elementi scenografici, nato da un’idea di Andrea Gabriele e realizzato grazie alla collaborazione di artisti provenienti da Italia Germania e Inghilterra. Una combinazione a scatola aperta di elementi audiovisivi e geografici che, come ci spiega lo stesso Gabriele: “nasce in occasione del Peam 2005, il meeting internazionale di arte elettronica di cui Luigi Pagliarini è direttore ed io stesso curatore, ispirato dal tema della manifestazione: ‘The new human being positionin’. Attualmente la Symbiosis Orchestra è concentrata nel quintetto, con Scanner all’elettronica, Iris Garrelfs alla voce e computer, Stefano Tedesco al vibrafono ed alle percussioni, Claudio Sinatti ai video ed io al mixer ed al computer. È un progetto sui cui conto, molto interessante, e che prevede a breve una pubblicazione sia di registrazioni live che di lavori in studio”.
L’utilizzo simultaneo di mezzi diversi per la veicolazione di un contenuto o di un linguaggio è una pratica presente nella vita della maggior parte delle persone, a partire dall’utilizzo del computer o del telefonino, nel lavoro, nell’intrattenimento, nella ricerca scientifica.“Guardando attorno ora -scrive Andrea Gabriele- ho trovato ben poco di non multimediale in casa: escludendo il computer, a partire dal seggiolone di mia figlia fino al divano-letto, sono tutti oggetti in effetti multimediali. E dato che anche un televisore lo è (audio, video, testo) non credo sia ancora interessante parlare di multimedialità come qualcosa di importante o innovativo nell‘arte; piuttosto è ora di porre l’attenzione sui contenuti e sulla pacifica coesistenza delle nuove tecnologie con le genialità del passato”.

Andrea Gabriele ha alle spalle un percorso artistico eterogeneo caratterizzato da un approccio molto personale alla musica che sembra rifiutare in modo costitutivo l’idea della continuità: “Ho iniziato con strumenti classici (contrabbasso, chitarra, basso) e il primo vero concerto che ho fatto è stato in qualche paesino del Parco Nazionale d’Abruzzo suonando canzoni popolari. Molto divertente! Poi negli anni ho fatto di tutto, cose che solo più tardi ho scoperto essere sperimentazione elettronica!” D’altra parte: “può essere ritenuto sperimentale tuttora Moondog, così come Sun Ra, ma per molti anche i Pooh un pò lo sono… : ) Io faccio musica intima e tangibile, quando ho una forte ispirazione personale, quasi un diario su cui si ha la necessità di scrivere e tirar fuori le emozioni”.
E ascoltando i dischi si ha in effetti la percezione di leggere un ampio racconto suddiviso in capitoli. Le tracce sono in genere brevi e narrano storie diverse e senza pretese, capaci di aprire strade e destrutturare il linguaggio musicale dal pop al jazz al field recording in favore della spontaneità. Un suono inaugurale lontano dagli schemi della fruizione, ma anche da quelli più intellettuali del mondo accademico: “allego il link di un pezzo fatto a 14 anni, ritrovato da poco in qualche nastro: teen-ambient.mp3; 11 anni fa lo avrei cestinato… ora, come tante altre vecchie registrazioni che ho ritrovato, mi affascina”.
Vale lo stesso per gli audiovisivi: bello il lavoro con Bianco-Valente Deep Blue Ocean of emptiness su DVD quest’anno per Raro Video, all’interno di una raccolta a cura di Bruno Di Marino. “Credo che il cd stia diventando roba da collezionisti, cultori del suono cristallino, e la musica in digitale è ormai lo standard per la fruizione della musica. Il DVD è invece ancora qualcosa che internet non permette di maneggiare con facilità, un oggetto per cui vale la pena spendere dei soldi e che suscita delle emozioni diverse.”

Insomma: difficile comprendere il lavoro artistico di Andrea Gabriele senza tenere presenti le molteplici direzioni in cui questo si muove, dal divertimento alla programmazione, dal suonare al proporre situazioni dove suonare fino a calarsi in un continuum emozionale che a tratti sembra coincidere con la vita e le sue forme.
“Il concetto di arte -ci spiega- per me è molto esteso. Considero un’opera d’arte tutto ciò che mi piace davvero, non trovo importante quale sia il mezzo, la musica è solo uno degli infiniti media. L’arte è qualcosa di intangibile, quasi mistico, che appartiene in qualche modo ad ognuno di noi; alcuni si esprimono negli affari, altri nel software, molti nella musica. Ciò che influenza maggiormente il mio processo creativo, credo sia la salute. La salute mentale, la salute fisica, la salute del tuo ambiente. L’amore e le incomprensioni”.

 

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